sabato 3 marzo 2012

Tra le pagine di "Orlando" (parte 2)



(…) sono gli abiti a portare noi, e non noi a portare gli abiti; possiamo far si che modellino bene un braccio, o il seno, ma essi ci modellano a piacer loro il cuore, il cervello, la lingua. La differenza tra i due sessi, per fortuna, è profonda. Gli abiti non sono che il simbolo di qualcosa nascosto nel profondo.
                                      (Orlando – Virginia Woolf)
                                                                                  





Tra le pagine di Orlando, la scrittrice dissemina la sua   idea che l'essere umano è essenzialmente androgino, la sua convinzione che in ogni persona convivano una parte maschile e una femminile, entrambe da esplorare con naturalezza, e non manca mai di far pesare il suo punto di vista sulle scelte della politica e del costume, sottolineando con ironia il mancato ruolo della donna nella società a lei contemporanea.

Il protagonista cambia sesso durante i secoli, senza tuttavia mutare coscienza e senza invecchiare: sperimenta l’essere uomo e l’essere donna, il ruolo sociale appunto o “genere”, che di volta in volta la società gli cuce addosso come un vestito.

Tutti i partners di Orlando sono dei suoi <<doppi>> o specchi, nei quali l’androginia risalta con ironia combinatoria: Sasha, la principessa moscovita (ispirata a Violet Trefusis, che ebbe con Vita una lunga, tempestosa relazione, con travestimenti e fughe parafrasate nel romanzo) è sempre descritta “in pantaloni alla russa” ed ha attrattive bisessuali. Orlando, uomo e donna, signore-signora del castello, diviene come nelle fiabe classiche figura traslucida dell’anima, della sua eterna ricerca di forma e di armonia.
     
                                             Aspasia



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